martedì 13 gennaio 2009

biografia

Quinto Martini
Nato nel 1908 a Seano, vicino a Firenze, Quinto Martini incomincia presto a "impastar mota" modellando "figurine, cavalli e intere battaglie" e a "sporcare con carbone e colori", senza sapere che "ci fossero gli artisti e cosa fosse l'arte", come racconta lui stesso in una sua autopresentazione.La scoperta dell'arte e degli artisti avviene nel 1926, quando si presenta ad Ardengo Soffici per mostrargli quattro suoi lavori. Un incontro importante che gli cambia la vita e lo apre alla conoscenza dell'arte contemporanea, italiana ed europea. Nel febbraio del 1927, alla prima esposizione del "Il Selvaggio", accanto alle opere di Mino Maccari, Carlo Carrà, Ottone Rosai, Giorgio Morandi, Achille Lega e del loro Maestro, ci sono anche i dipinti di quinto Martini. Entrato giovanissimo nella vita intellettuale e artistica fiorentina, Martini ha ben presto l'occasione di conoscere anche quella torinese, frequentando durante il periodo di leva Felice Castrati, Cesare Pavese e il gruppo dei "Sei" di Torino, interpreti di una cultura antifascista che guardava alla grande lezione della pittura francese, da Mane a Cézanne, ed era lontanissima dallo strapaesano ambiente fiorentino. Rientrato stabilmente a Firenze riprende i contatti con Soffici concentrando il suo interesse sulla scultura, arte con la quale si guadagna il favore della critica. Nel 1934 debutta alla XIX Biennale di Venezia, con "La Seanese", splendida sintesi della sua naturale predisposizione verso l'essenzialità delle cose che lo condurrà a una forma espressiva antiaccademica e contemporaneamente alla scelta di materiali poveri come la terracotta e la pietra di fiume, ricercando anche nel bronzo la medesima semplicità di risultati. Così Quinto Martini, iniziato all'arte da Ardengo Soffici, intraprende il proprio iter verso certi arcaismi della scultura etrusca, mentre l'evoluzione stilistica dell'autore si costruisce successivamente attraverso la sperimentazione dei linguaggi artistici novecenteschi. Le sue opere, riprodotte su "Il Selvaggio", "Il frontespizio" e "Il Contemporaneo", sono testimonianza della partecipazione dell'artista a una più ampia vicenda culturale che coinvolge la sfera letteraria e i suoi rapporti con poeti e scrittori, secondo la tradizione incentivata in toscana dalla "Civiltà delle riviste". Nel secondo dopoguerra partecipa al movimento "Nuovo Umanesimo" insieme a Giovanni Colacicchi, Oscar Gallo e altri, ed è presente costantemente alle maggiori manifestazioni artistiche italiane, fra le quali tutte le edizioni della Quadriennale Romana. Accanto ad alcune significative esposizioni personali è da ricordare la sua partecipazione a importanti "collettive" in Italia e all'estero. Dagli anni Sessanta fino al 1977 Quinto Martini insegna cultura all'Accademia delle Belle arti di Firenze. L'attività artistica di Quinto Martini è stata intensissima fino a pochi giorni prima della sua morte avvenuta il 9 novembre 1990. Tra le maggiori realizzazioni sono da ricordare il ciclo di bassorilievi dedicati al tema della Pioggia (esposti nel 1978 in una mostra personale a Palazzo Strozzi a Firenze); la serie di bassorilievi e litografie dedicati alla Divina Commedia (esposti in più occasioni in Italia e all'estero); i ritratti di personaggi illustri del mondo culturale e artistico fiorentino (esposti nel 1992 al Gabinetto Vieusseux di Firenze); infine e soprattutto il Parco Museo di Seano dove sono raccolte 36 sculture di bronzo tra le più rappresentative della sua opera. Di rilievo è anche l'opera letteraria di Quinto: i due romanzi "I giorni sono lunghi" e "Chi ha paura va alla guerra", i racconti, le poesie, pubblicate nel 2002 dalla casa editrice Le Lettere in Poesie a colori, insieme alle immagini proposte dall'artista come commento visivo del testo poetico.

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